Un progetto tra Sicilia e Tunisia per rimboscare le praterie di Posidonia Oceanica e ripristinare gli habitat marini

Favorire l’impianto di nuove azioni di rimboschimento di praterie di posidonia oceanica e realizzare barriere protettive ecocompatibili per consentirne la proliferazione.
L’obiettivo, a cui punta il progetto “Metodologie innovative e azioni di rafforzamento per proteggere l’ambiente mediterraneo” predisposto nell’ambito del programma Italia-Tunisia, mira al miglioramento dell’ambiente marino grazie ad una partnership internazionale.
Studi, analisi ma anche la scelta dei materiali saranno il focus di riferimento del progetto che vede come capofila l’Arpa Sicilia, con il suo dipartimento Arpa mare, e come partner l’Institut Supérieur de Biotechnologie de Sidi Thabet, l’Università di Catania con due dipartimenti coinvolti, la Faculté des Sciences di Tunisi, la Ecole Supérieure des Ingénieurs de Medjez El Bab, la Mediterraneo Consulting e il FLAG Golfi di Castellammare e Carini.
Al Palazzo della Cultura di Modica, la presentazione delle fasi progettuali principali alla presenza dei rappresentanti dei partner, alcuni dei quali, come quelli tunisini, collegati online, e della Regione Siciliana, che sarà autorità di gestione del progetto. Tra gli interventi quello di Emanuela Valiante, coordinatrice del segretariato tecnico congiunto del Progetto Italia-Tunisia, in rappresentanza della Regione: “Il progetto si sviluppa nell’ambito della politica di vicinato dell’Unione Europea e si pone inoltre come progetto ponte rispetto alla nuova programmazione, nella quale la protezione ambientale è uno dei cardini strategici”. Sono intervenuti inoltre il direttore di Arpa divisione Mare Vincenzo Ruvolo e il coordinatore Paolo Ferlisi della Mediterraneo Consulting.
“Il progetto mira al rinforzo e al recupero dell’ambiente mediterraneo – ha spiegato Ruvolo – attraverso il trasferimento a paesi con habitat marino uguale al nostro di attività già realizzate in ambito europeo. Dunque con l’aiuto dei partner tunisini e dell’Università di Catania si procederà, individuate le aree adatte, al reimpianto della posidonia in situ e alla realizzazione di opere di protezione che consentano il mantenimento dell’impianto nel tempo. Verranno utilizzati allo scopo materiali innovativi, prodotti di rifiuto che vengono riciclati e riutilizzati nel rispetto dell’ambiente. Il progetto dunque non si limiterà all’implementazione di un’opera di pregio, la barriera di posidonia, ma è finalizzato anche all’arricchimento della fauna ittica”. Ma il progetto guarda anche al futuro, come spiegato da Paolo Ferlisi: “Si cercherà di creare anche delle best practices per calibrare gli interventi nel mare, il progetto ha dunque una valenza strategica, oltre che scientifica, e siamo sicuri che i suoi risultati continueranno a permanere anche oltre il termine delle attività. L’idea è infatti quella di attuare interventi mirati perché il progetto possa reggersi da solo anche oltre il termine delle attività ed espandersi nell’area transfrontaliera, in termini di studi scientifici e know how accumulato”.
La regressione delle praterie di posidonia oceanica provoca infatti evidenti squilibri nella dinamica costiere con un graduale declino degli stock ittici di specie pregiate per la piccola pesca. Le attività del progetto punteranno quindi a trasferire un modello di recupero che rappresenta un passo importante per garantire l’inversione dei processi di impoverimento che attualmente interessano fortemente le coste tunisine. Va infine sottolineato che l’uso di materiali biopolimerici brevettati, nonché la progettazione e l’installazione di strutture protettive del sito di reimpianto che svolgono anche la funzione di attrarre specie pregiate, rappresenteranno elementi innovativi dell’idea progettuale.

18 febbraio 2022
ufficio stampa
Michele Barbagallo per MediaLive